II GUERRA MONDIALE
MONTE TROCCHIO CONQUISTATA DAGLI AMERICANI
SENZA SPARARE UN COLPO
LA CONQUISTA DI CERVARO E MONTE TROCCHIO
Ripercorriamo le principali azioni militari che portarono la V Armata americana al cospetto della Linea Gustav e di Cassino
A partire dall’8 gennaio 1944, i tedeschi avevano perduto le loro migliori posizioni difensive da cui controllavano gli accessi alla Valle del Liri e alla Linea Gustav.La barriera formata dai monti La Chiaia, Porchia e Cedro aveva ceduto; più avanti inoltre, verso nord, il II Corpo USA si era assicurato i rilievi sopra Cervaro. Tuttavia esisteva la possibilità di un’ultima difesa prima della Valle del Liri e questa era data dal Monte Trocchio e dalle colline ai margini di Cervaro. L’Intelligence statunitense aveva inoltre appurato che i tedeschi a
Uno Sherman del 756th Tank Battallion si prepara all'azione nei pressi di Cervaro intorno al 10 gennaio 1944
avrebbero tentato ancora di impedire l’accesso alla Valle del Liri prima di ritirarsi definitivamente dietro la munitissima Linea Gustav.
Gli ordini finali per la prossima operazione militare furono emessi dal Comando del II Corpo USA il 9 gennaio e avevano il Monte Trocchio come obiettivo principale, con la 34ª divisione americana “Red Bull” che avrebbe sopportato il peso principale dell’offensiva.
I piani prevedevano un attacco iniziale verso Cervaro, che avrebbe dovuto consentire di ripulire l’intera area dalle truppe tedesche costringendole poi a scoprire il fianco del Monte Trocchio. Il 168° reggimento della 34ª avrebbe partecipato a questa azione, mentre la Task Force B, una unità mista fanteria – truppe corazzate, avrebbe allargato l’assalto verso nord ripulendo dai tedeschi le alture a sud del paese. Sul fianco sinistro, il 135° reggimento fanteria USA (sempre della 34ª) doveva invece minacciare Cervaro da sud partendo dalla base di Monte La Chiaia.
Pianificato come inizio dal 10 gennaio, tale operazione richiese ben 3 giorni per essere portata a termine e non senza difficoltà.
Il 168° reggimento impiegò per l’attacco due dei suoi battaglioni, i quali però prima di sferrare l’attacco vero e proprio a Cervaro dovevano portarsi in posizione adatta: il 2° doveva disporsi sulla Collina 497 e il 1° sarebbe partito dalla collina 552. Quest’ultima unità però dovette lottare già per assicurarsi le posizioni di partenza dell’assalto. Il 9 gennaio, un giorno prima dell’azione, la Collina 552 era stata dichiarata sgombra da tedeschi. Questi ultimi invece erano tornati sul rilievo e gli americani furono costretti ad un attacco notturno per ricacciarli nuovamente indietro. Ma ormai la tabella di marcia dell’attacco su Cervaro era compromessa; la resistenza tedesca aveva infatti ritardato le operazioni preliminari per l’assalto americano e solo la mattina dell’11 gennaio il 168° reggimento USA fu in posizione per un attacco diretto contro Cervaro.
Come per San Pietro Infine e San Vittore del Lazio, il paese di Cervaro era composto da robuste case in pietra ridotte in rovina dai continui bombardamenti, tra le quali i tedeschi avevano approntato delle eccellenti postazioni difensive che coprivano con il loro fuoco tutti i principali accessi. A difesa stava il 2° battaglione del 71° Panzer Grenadier Regiment (29ª Pz.Gr.Div.), rinforzato nella notte tra il 10 e l’11 gennaio da elementi della divisione corazzata “Hermann Goering”.
L’attacco americano fu preceduto da un’azione aerea che bombardò e mitragliò le difese di Cervaro; subito dopo fu la volta dell’artiglieria, che colpì l’area con un intenso fuoco di sbarramento preventivo.
Alle 12.30 il 3° battaglione (168° reggimento) si avviò dalla Collina 552 verso le creste mezzo miglio a nord di Cervaro, onde coprire il fianco allo sforzo principale dell’attacco. Elementi del 1° battaglione seguivano questa azione muovendo verso ovest. Mentre tutto ciò avveniva, il Monte Trocchio fu inondato di granate fumogene al fine di vanificare l’osservazione nemica e i carri della Task Force B si erano posti in posizione adatta per coprire l’assalto della fanteria a Cervaro.
Quando il 2° battaglione mosse l’assalto principale, esso si trovava a 1300 metri da Cervaro. L’avvicinamento al paese fu condotto con le compagnie in rapida successione sotto il continuo fuoco di artiglieria, mortai e armi portatili.
Al calar della sera gli americani avevano raggiunto l’imbocco al paese, mentre il 3° battaglione conquistava le pendici delle colline che dominano Cervaro da nord. Durante la notte del 12 gli uomini del 2° battaglione combatterono ai margini del paese e all’alba erano in grado di dirigere il fuoco del 175° e 185° battaglione di artiglieria da campo direttamente sulle truppe ed i veicoli tedeschi all’interno di Cervaro.
Alle 11.00 fu eseguito l’assalto finale e, dopo due ore di accaniti combattimenti, il paese era sotto il controllo statunitense.
Sul fianco settentrionale, il 3° battaglione aveva incontrato una certa resistenza quando aveva cercato di avanzare ulteriormente dalle sue posizioni, raggiungendo la Collina 210 solo alla sera del 12 gennaio 1944.
Cervaro era stata completamente conquistata, ma questo non aveva provocato il collasso totale del fronte tedesco.
Ai fini di coprire la ritirata del grosso delle truppe tedesche e, eventualmente, operare dei contrattacchi locali, elementi del 1° battaglione 2° Panzer Grenadier Regiment “Hermann Goering” si avvicinarono nella notte provenendo dalla strada Cassino – Cervaro, ma si scontrarono con gli americani a qualche centinaio di metri da Cervaro. Per aiutare a scongiurare questa minaccia, il fuoco di artiglieria americano bersagliò l’area delle “Pastenelle” contribuendo a fermare i tedeschi.
La mattina seguente, 13 gennaio, il 168° reggimento aveva raggiunto una posizione ad un miglio circa dal Monte Trocchio e minacciava di tagliare la via di fuga ai tedeschi verso l’imbocco della Valle del Liri.
Il successo del 168° reggimento contro Cervaro era stato reso aiutato non poco dagli attacchi di supporto sia a nord che a sud del suo asse principale di avanzata. La task Force B aveva attaccato la Collina 1109 coprendo il fianco destro del 168° e in due giorni di combattimenti (il 12 gennaio) il 100° e il 1° battaglione del 133° reggimento avevano preso Monte Capraro, iniziando a respingere fortemente indietro i tedeschi verso la strada Cassino – Cervaro.
A sud di Cervaro, il 135° reggimento aveva agevolato le azioni del 168° operando attacchi limitati da Monte La Chiaia in direzione delle “Pastenelle”, contribuendo all’accerchiamento del paese.
In queste azioni, il 2° battaglione del 135° reggimento aveva trovato una certa resistenza presso la Collina 109, dove una compagnia del 2° reggimento corazzato “Hermann Goering” aveva convertito in fortini alcune solide case in pietra. Sebbene la compagnia G del 135° avesse catturato parte di queste postazioni già il 10 febbraio, i tedeschi terranno la posizione per ben tre giorni, proteggendo il retro delle difese di Cervaro. Finalmente il 13, quando il 168° aveva preso il paese, il 135° riuscì ad avere ragione della Collina 189
Da sempre, fin dai combattimenti attorno a Mignano e i monti adiacenti, il II Corpo USA guardava al Monte Trocchio come ad un formidabile ostacolo naturale e un potenziale e temibile punto di difesa della Valle del Liri da parte tedesca. Il 14 gennaio 1944 gli americani avevano eliminato tutti i punti di resistenza intermedi e minacciavano direttamente il Monte, vero obiettivo dell’attacco iniziato quattro giorni prima.
Per catturare l’ultimo monte prima del fiume Rapido e di Cassino, i pianificatori del II Corpo USA avevano preparato un’azione ad ampio respiro per il 15 gennaio: la 34ª divisione avrebbe diretto il suo sforzo principale contro il fianco settentrionale del Trocchio, con il 168° reggimento fanteria che avrebbe avanzato attraverso “Le Pastenelle” attraverso l’asse della strada Cervaro – Cassino. Due battaglioni del 135° reggimento fanteria avrebbero avuto invece come obiettivo il Monte vero e proprio, mentre sul fianco sinistro altri due battaglioni del 141° reggimento (36ª divisione “Texas”) si sarebbero assicurati il versante sud-ovest.
Ma i tedeschi stavolta (in uno dei rari episodi in quel periodo della campagna d’Italia) cedettero terreno senza combattere. Evidentemente (e a ragione) considerarono che il Monte Trocchio non poteva rappresentare un punto di difesa efficace con il fianco destro completamente scoperto e di conseguenza ritirarono tutte le loro forze oltre il fiume Rapido. Il 15 gennaio 1944 quindi, senza alcuna opposizione se non quella di tiri di artiglieria sporadici di disturbo, gli americani erano sulla cresta del Trocchio e neutralizzavano le trappole esplosive lasciate dai soldati della Wehrmacht. Guardando avanti, verso la Valle del Liri, ora c’era il Rapido e la città di Cassino.
Bibliografia
"Fifth Army at te Winter Line", edito a cura dlla Historical Division dell'American War Department (prima edizione 1945 codice CMH Pub 100-9),
ristampato nel 1990 a cura del Center of Military History United States Army, Washington.
"History of 34th Infantry Division", scritto dal tenente Colonnello John Hougen, edito da Battery Press nel 1979
"Cassino Ieri & Oggi, da Monte Lungo alla Linea Hitler", di Marco Marzilli e Mauro Lottici, edito dalla Herald Editore di Roma.
tratto da Historia - storia- Militaria di Marzilli Marco
“Mine Schu”
Per quanto riguarda le azioni sul M.Trocchio, si può affermare che non vi fu alcuna battaglia per la sua conquista, in quanto i tedeschi, vistisi minacciati su entrambi i fianchi (sia dalla parte di Cervaro che da quella del Rapido), lo abbandonarono senza combattere, avendo cura però prima di posare sulla sua cresta un certo numero di mine antiuomo. Difatti i primi americani che giunsero sulla cima dovettero procedere ad una vasta opera di sminamento prima di poter utilizzare il Monte come osservatorio (e tale fu il suo utilizzo per tutta la battaglia di Cassino). Nonostante tutto gli ordigni non poterono essere tutti rimossi e fecero vittime, alcune delle quali molto illustri: il 2 marzo 1944 il comandante della 2ª divisione di Fanteria neozelandese, Maggior Generale Howard Kippenberger, saltò su una di queste mine mentre discendeva dal M.Trocchio dopo una ricognizione visiva sul campo di battaglia di Cassino. Non morì ma perse un piede e fu quindi per tutta la durata della guerra impedito al comando. Rientrò in servizio solo nel 1946. Un mese e mezzo più tardi, il 24 aprile 1944, tocco al Colonnello Jerzy Jastrzebski, vice-comandante della 3ª divisione Polacca "Karpazia", saltare su uno di questi micidiali ordigni. Quest'ultimo però fu più sfortunato del suo collega neozelandese, perché morì dissanguato.
Le mine di cui la cima del M.Trocchio e gli accessi che portano ad essa erano stati letteralmente disseminate erano del tipo "Antiuomo", o più comunemente chiamate dai tedeschi "Mine Schu". La carica esplosiva non era sufficiente ad uccidere una persona (fatto salvo ovviamente il dissanguamento per un eventuale ritardo nei soccorsi), ma abbastanza potente da asportare i piedi e la parte bassa della gamba. Alcuni modelli inoltre erano provvisti di una specie di serbatoio riempito con bilie di ferro, chiodi e quant'altro, i quali venivano proiettati tutto intorno al momento dello scoppio, provocando ulteriori ferite anche nei militari in prossimità di quello direttamente colpito agli arti inferiori dall'esplosione. Ordigni come questi fecero vittime nel Cassinate e in tutta Italia anche anni dopo la fine della guerra, in quanto erano piccoli, difficilmente rilevabili e, in ultimo, ne esistevano modelli con involucro in legno o
vetro, quindi "invisibili" ai Metal Detectors.
Si Ringrazia Marco Marzilli e Historia&storia militaria